L’omeopatia dentale funziona troppo o per nulla?

 

L’omeopatia dentale funziona troppo o per nulla?

Post a commentby P. Visalli

 

È apparso di recente un articolo che denuncia la possibile tossicità delle compresse omeopatiche per la dentizione. Come spesso avviene nelle guerre politico-religiose ci sono detrattori e sostenitori strenui dell’omeopatia e la ricerca della verità passa anche attraverso le affermazioni di eminenti clinici o organizzazioni preposte al controllo dei dispositivi inerenti la salute.

 

Fino ad oggi sia clinici che organizzazioni hanno sempre affermato, anche attraverso libri, la totale inefficacia di questa forma di cura dichiarando che non ci sono prove scientifiche che dimostrino l’azione del prodotto omeopatico. Ora ci troviamo difronte a un ribaltamento in atto rispetto all’azione dell’omeopatia in quanto sembrerebbe che nei globuli omeopatici a base di Belladonna è stata riscontrata una quantità di scopolamina e atropina potenzialmente pericolose per i bambini.

Ma l’omeopatia non sarebbe acqua fresca? Se è vero che non funziona perché sarebbe potenzialmente tossica? Uno degli slogan pro omeopatia sarebbe quello che “Tanto al massimo non funziona e quindi non fa male”. Forse ancora non siamo giunti a una vera conclusione del tipo “non serve a nulla” oppure “funziona sempre”.

Mancano forse standard qualitativi e ulteriori approfondimenti per poter fare le guerre sante sull’omeopatia sia da parte dei sostenitori che dei detrattori. Anche perché sembrerebbe, ad esempio, che per la dentizione dolorosa ci siano diversi altri rimedi omeopatici oltre alla Belladonna. Tipo la Camomilla che forse anche in dose omeopatica non contiene gli alcaloidi della Belladonna.

Infine se si analizzano il larghissimo numero di sostanze utilizzate per produrre gli omeopatici c’è una quantità notevole di sostanze tossiche come nel caso di arsenico, mercurio, alluminio, stagno, piombo, fosforo, nitrato d’argento, zolfo, a cui si aggiungono i veleni di serpenti e insetti.

Probabilmente al disopra delle accuse e difese estreme dell’omeopatia c’è ancora una nube che non permette una dichiarazione definitiva nei suoi confronti. Evidentemente a distanza di molti anni ancora esistono a livello mondiale realtà differenti in merito alla produzione e alla sistematizzazione della ricerca.
Questa chiarezza che ancora tarda a venire crea condizioni alterne e soprattutto estremiste come già accaduto per altre forme di cura ancora molto discusse. Forse una analisi critica di quelle forme considerate non convenzionali potrebbe condurre “all’utilizzo delle cose giuste al momento giusto”.

Abbiamo molti esempi nel campo della salute come per esempio la ginnastica posturale per i disturbi della colonna vertebrale, l’agopuntura per il trattamento del dolore acuto e cronico, dei disturbi atm, dei dolori orofacciali e muscoloscheletrici, l’osteopatia, la terapia craniosacrale. Ognuna potrebbe agire come coadiuvante o meglio in continuità con le terapia classiche per rafforzarne l’azione e velocizzare i risultati.

Le visite dal dentista possono ridurre il rischio di polmonite

NEW ORLEANS, USA: Una nuova ricerca ha suggerito che le visite routinarie dal dentista possono ridurre il numero di batteri all’interno della bocca che causano la polmonite. In particolare la ricerca, condotta in America e che ha incluso 26.000 partecipanti, ha messo in luce come gli individui che non erano mai stati in visita regolarmente dal dentista mostrassero un rischio maggiore di infezioni polmonari rispetto a chi frequentava lo studio due volte all’anno.

 Nello studio, i ricercatori hanno analizzato i dati del Medical Expenditure Panel Survey del 2013 che verteva sulla frequenza di utilizzo del servizio sanitario, sul costo e sulla soddisfazione dei pazienti. Hanno scoperto che 441 pazienti sui 26.246 inclusi nel database, hanno avuto una polmonite batterica (1,68%) e che quelli che non si sono sottoposti a visite dentistiche correvano un rischio maggiore dell’86% di contrarre la patologia. Secondo i ricercatori, i dati in questione forniscono ulteriori prove sulla stretta correlazione tra salute orale e quella sistemica, suggerendo di inserire la cura della bocca nelle pratiche che riguardano il benessere fisico in generale.

«Esiste una connessione ben documentata tra la salute orale e la polmonite, e le visite dentistiche sono fondamentali per mantenere in salute la bocca», ha detto la dottoressa Michelle Doll, principale autrice dello studio e Assistant Professor di Internal Medicine presso la Virginia Commonwealth University. «Non è possibile eliminare del tutto i batteri presenti nella bocca, ma una buona igiene orale può limitare le quantità presenti».

I risultati della ricerca sono stati presentati alla IDWeek 2016, il meeting annuale della Infectious Diseases Society of America, della Society for Healthcare Epidemiology of America, della HIV Medicine Association e della Pediatric Infectious Diseases Society, dal 26 al 30 ottobre a New Orleans

Antibiotici in età precoce: può aumentare il rischio di ipomineralizzazione

L’ipomineralizzazione nei bambini è diventata un problema comune per i dentisti pediatrici. Secondo uno studio finlandese, una possibile causa della patologia potrebbe essere il trattamento con alcuni antibiotici in età precoce.

Helsinki, Finlandia: una nuova ricerca suggerisce che i bambini che sono trattati con alcuni tipi di antibiotici a un’età precoce possono correre rischi più alti di ipomineralizzazione dentale. Nello studio si è scoperto che i bambini trattati nel primo anno di età con penicillina o macrolidi, o con amoxicillina durante i primi tre anni, vanno incontro a un rischio maggiore di sviluppare il difetto dentale in questione se paragonati a bambini che non hanno preso quella classe di farmaci.

Per valutare il legame tra antibiotici e ipomineralizzazione, i ricercatori hanno analizzato 287 bambini provenienti da due scuole elementari diverse. Comparando i dati medici dei primi tre anni di vita dei bambini, hanno trovato una correlazione tra il trattamento con antibiotici e l’ipomineralizzazione dentale.
I bambini trattati nel primo anno di età con penicillina, o con amoxicillina nei primi tre anni, hanno un rischio maggiore di contrarre la patologia (rispettivamente di 2,61 e 2,58 volte). In assoluto, il rischio più alto è stato associato all’uso di macrolidi come l’erythromycin o il clarithromycin.
Per quanto riguarda le patologie, i bambini con almeno un episodio acuto di otite nel primo anno corrono un rischio maggiore di sviluppare la patologia (2,28 volte) rispetto a chi non ha sofferto di malattie infettive. Inoltre, lo studio dimostra che ogni ulteriore trattamento con gli antibiotici identificati aumenta il rischio di ipomineralizzazione.
L’ipomineralizzazione è una patologia che può colpire uno o tutti i primi molari permanenti, e spesso anche gli incisivi. I denti diventano ipersensibili e sono più vulnerabili alle carie. Lo studio, intitolato «Molar – incisor hypomineralization and the association with childhood illnesses and antibiotics in a group of Finnish children», è stato pubblicato sull’Acta Odontologica Scandinavica journal.

Stampati e senza carie: i nostri denti del futuro

Stampati e senza carie: i nostri denti del futuro

 

Studio olandese. Saranno realizzati con una speciale resina in grado di respingere i microorganismi dannosi per la loro salute. Saranno in pratica auto-pulenti.

 

Carie addio. Dimenticatevi anestesia, trapano e otturazioni. In futuro i denti ormai “guasti” potranno essere sostituiti da quelli stampati in 3D e trattati con materiali anti-carie. E’ questo il messaggio che emerge da uno studio dell’Università di Groningen (Olanda) pubblicato dalla rivista Advanced Functional Materials.

Che cosa sono le carie?
Con il termine “carie” si intende una malattia degenerativa dei denti che porta alla progressiva perdita dei tessuti duri che lo compongono. A causarla sono i comuni microrganismi presenti nel cavo orale, principalmente quelli attaccati al dente nella forma di placca batterica. In particolare il principale responsabile è lo Streptococcus mutans. Per evitare l’insorgere della carie l’unica soluzione è un’accurata igiene orale.

I nuovi denti speciali stampati in 3d
Da tempo gli scienziati sono però al lavoro per cercare delle soluzioni per diminuire la capacità dei batteri di danneggiare i denti. Una di esse potrebbe essere l’utilizzo di denti artificiali creati appositamente con una stampante 3D il più fedeli possibili all’originale. C’è un però: il nuovo dente in questo caso è anche auto-pulente. Ciò non significa che non dovremo più utilizzare lo spazzolino ma che le superfici di esso sono in grado di eliminare la maggior parte dei batteri che causano la carie. Come? Attraverso una speciale resina capace di respingere selettivamente Streptococcus mutans.

La resina elimina i microrganismi
Nello studio da poco pubblicato gli scienziati olandesi sono riusciti nell’impresa di stampare un dente con incorporata la sostanza antimicrobica. Successivamente hanno testato la sua capacità mettendo a contatto con delle colonie di Streptococcus mutans. Dalle analisi è emerso che il dente è riuscito ad eliminare autonomamente il 99% dei microrganismi. Un risultato importante che ora dovrà essere necessariamente testato nell’uomo. I risultati fanno ben sperare e non è detto che la tecnica di stampa 3D con incorporata la sostanza antimicrobica possa essere utilizzata anche nella produzioni di protesi mediche, che necessitano di assoluta sterilità, o di giocattoli per bambini.

Una tecnica simile è già in fase di sperimentazione
Attenzione però a non pensare che questa sia la sola “tecnica” per evitare le carie. Ad oggi è già allo studio nei bambini la possibilità di applicare sulla superficie masticatoria dei molari una speciale resina fluida che permane sul dente per alcuni anni, proteggendo lo smalto dall’attacco della carie. Una procedura da eseguire non appena i denti da latte lasciano il posto a quelli permanenti ed è consigliata per prevenire lo sviluppo di carie nei molari.

Oltre 20 milioni di italiani soffrono per le gengive: prime linee guida e Decalogo promossi da SIDP, EFP, AAP, APSP

Spazzolare i denti per almeno 4 minuti perché i due canonici non bastano, via libera al test-spia che con una sonda speciale riesce a fare la diagnosi in appena 5 minuti. Promossi scovolini e spazzolini elettrici da preferire a quelli manuali e al filo interdentale perché più efficaci nel rimuovere la placca. Semaforo verde anche per i collutori ma solo dietro consiglio del dentista. Prevenzione e diagnosi precoce consentirebbero di risparmiare ogni anno quasi un miliardo di euro.

 

Sono i contenuti delle prime linee guida mondiali sulla prevenzione, la diagnosi e la cura delle malattie parodontali, promosse dalla Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) insieme alla European Federation of Periodontology (EFP), l’American Academy of Periodontology (AAP) e l’Asian Pacific Society of Periodontology (APSP). Il problema delle gengive dolenti, arrossate e infiammate, che sanguinano quando si spazzolano i denti e in qualche caso ne lasciano uno o più di uno un po’ scoperti riguarda circa 20 milioni di italiani over 35, ma pochi si rendono conto che si tratta di sintomi da non sottovalutare: la gengivite non curata si trasforma spesso in parodontite, la sesta malattia più frequente al mondo e, nella sua forma grave, la prima causa di perdita dei denti.

In Italia la parodontite grave colpisce oltre 3 milioni di persone, che spendono per la patologia e le sue conseguenze un miliardo di euro l’anno soprattutto per rimpiazzare i denti persi. La perdita dei denti che affligge gran parte di questi malati comporta un peggioramento dell’alimentazione e quindi dello stato nutrizionale, per questo le più importanti società scientifiche mondiali hanno redatto un documento di consenso che verrà applicato in ogni parte del globo, per affrontare al meglio una patologia che si associa a un aumento del rischio di contrarre molte malattie sistemiche come quelle cardiovascolari, il diabete, l’ictus, le infezioni respiratorie: il passaggio dei batteri responsabili dell’infiammazione nella circolazione sembra infatti connesso all’inizio e alla progressione di numerose malattie.

«La parodontite è un’infiammazione profonda delle gengive provocata dai batteri presenti nella placca dentale non adeguatamente rimossa con una corretta igiene orale – spiega Maurizio Tonetti, presidente SidP – Purtroppo la maggioranza si allarma solo quando sente i denti muoversi e spostarsi, così la conseguenza, se la malattia non viene trattata adeguatamente e in tempo, è la perdita dei denti. Ciò comporta un cambiamento della dieta molto negativo, perché per alimentarsi con una dieta ricca di frutta e verdura fresca come quella mediterranea serve una buona masticazione; inoltre, proprio i vegetali ricchi di vitamina C servono per mantenere le gengive sane e devono perciò essere un caposaldo dell’alimentazione quotidiana. Chi ha perso dei denti invece tende a scegliere cibi più morbidi e favorire carboidrati, zuccheri raffinati e grassi con un impatto negativo sulla salute e sul portafoglio: costa di più sostituire un solo dente perso per una parodontite che curare l’intera bocca di un paziente intercettato in tempo».

Le nuove linee guida mondiali sulla gestione della malattia sottolineano innanzitutto l’importanza della diagnosi precoce, oltre alla prevenzione con una corretta igiene orale personale, associata a visite periodiche di controllo. “Basta un test semplice, rapido, con minimi fastidi e poco costoso, chiamato PSR (Periodontal Screening and Recording – Screening e registrazione della salute parodontale) e raccomandato da SIdP, per individuare chi soffre di parodontite:si tratta di inserire una speciale sonda graduata nel solco gengivale per valutare se e quanto le gengive siano retratte o infiammate” osserva Tonetti.
IL DECALOGO “SALVA GENGIVE”

  1. Non fumare
  2. Introdurre adeguate quantità di vitamina C attraverso una dieta ricca di frutta e verdura
  3. Sottoporsi almeno due volte all’anno a una seduta di igiene professionale e a un controllo dal dentista
  4. Durante la visita di controllo, chiedere di eseguire sempre il test PSR
  5. Se le gengive sono un po’ infiammate, lavare i denti almeno due volte al giorno spazzolandoli per 4 minuti
  6. Preferire lo spazzolino elettrico a quello manuale
  7. Scegliere dentifrici delicati, appositamente studiati per denti e gengive sensibili
  8. Utilizzare gli scovolini interdentali di grandezza adeguata ai propri spazi al posto del filo
  9. Farsi consigliare un adeguato collutorio antiplacca, facendosi indicare dal dentista anche lemodalità corrette per l’utilizzo
  10. Se le gengive sanguinano, si ritraggono o sono arrossate, andare subito dal dentista per una valutazione adeguata

Il nuovo screening per individuare precocemente il cancro orale con un semplice tampone: Geneticlab presenta “OP Test”

Il progetto dell’azienda vicentina, in collaborazione con docenti dell’Università di Torino, aiuterà i pazienti nella diagnosi precoce del tumore alla bocca e supporterà i dentisti nell’attività di prevenzione.

 

Noventa Vicentina (VI), 17 settembre 2015 ‒ Un test che permette di individuare la presenza di cellule pre-tumorali nel cavo orale strofinando all’interno della bocca un semplice tampone: è questa la novità lanciata sul mercato italiano da Geneticlab, laboratorio e centro diagnostico vicentino d’eccellenza nel campo della genetica e biologia molecolare, che può cambiare la diagnosi precoce del cancro orale.

Grazie a Op Test (Oral Prevention Test), questo il nome del prodotto, sarà possibile effettuare lo screening per il carcinoma orale direttamente dal dentista in modo rapido, semplice e indolore durante i normali controlli di routine. Il materiale raccolto con il tampone viene poi analizzato per evidenziare la presenza di eventuali cellule anomale che possono, in alcune situazioni, degenerare in forme tumorali. Questa attività precoce di verifica diventa fondamentale perché spesso macchie di aspetto innocente possono essere l’espressione di lesioni maligne, mentre in altri casi questo tipo di patologia può anche svilupparsi partendo da una bocca apparentemente normale.

«Op Test rappresenta una grandissima novità per il mercato italiano perché non esistono ad oggi sistemi così efficaci di diagnosi preventiva, soprattutto quando le lesioni nel cavo orale non sono visibili» afferma Andrea Fabbri, amministratore delegato di Geneticlab. «Siamo particolarmente soddisfatti di presentare un Test supportato da una robusta documentazione scientifica che in prospettiva può evitare al paziente interventi con conseguenze anche invalidanti e quindi aumentare aspettative e qualità di vita».

Il cancro orale è una problematica estremamente rilevante dal punto di vista sanitario, dato che l’incidenza di questa patologia in Italia rappresenta il 10% circa di tutte le neoplasie maligne negli uomini. Oggi sappiamo che alcuni fattori di rischio, come alcol e fumo, possono favorire l’insorgenza di questo tipo di tumori e gli studi dimostrano che anche la presenza di Papillomavirus (HPV) nell’area della bocca è uno degli indicatori che può far scattare il campanello d’allarme.
Ogni anno vengono diagnosticati circa 4.500 casi con circa 3.000 decessi (dati Airc) e il tasso di mortalità non è calato negli ultimi anni: questo perché da un lato è mancata una sensibilizzazione e un’informazione adeguata per i pazienti e dall’altro lato perché le diverse metodologie di screening non sono ancora così diffuse e utilizzate. Infatti, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi oscilla tra l’80-90% dei pazienti con tumori circoscritti e il 19% dei pazienti con tumori ormai in fase metastatica.

«I riscontri scientifici su Op Test ci dicono che si tratta di un prodotto molto sensibile nell’individuare la presenza di cellule pre-cancerose nel cavo orale ed è noto che nella maggior parte dei tumori l’anticipazione diagnostica porta ad una prognosi migliore» afferma il professor Roberto Navone dell’Università di Torino, responsabile scientifico del progetto che ha seguito lo studio e la messa a punto del test. «Lo studio della morfologia delle cellule ha permesso di salvare molte vite in altri ambiti, come ad esempio quello ginecologico: ecco perché l’approfondimento proposto da Op Test, che combina l’analisi cellulare alla ricerca di HPV, permetterà uno screening completo, affidabile e con ampi margini di utilizzo».

Considerato l’ambito molto delicato, Geneticlab ha deciso che la vendita del prodotto – sviluppato in stretta sinergia scientifica con docenti del Dip. di Scienze Biomediche e Oncologia Umana e del Dip. di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università di Torino ‒ è riservata a medici chirurghi e odontoiatri, per avere la garanzia di essere seguiti dal proprio dentista in maniera approfondita e sicura, al contrario di molti prodotti “fai da te” venduti in internet direttamente ai pazienti e senza un adeguato supporto medico.

I fumatori rischiano di perdere i denti più degli altri: lo dice una ricerca

 

I fumatori rischiano di perdere i denti più degli altri: lo dice una ricerca

POTSDAM, Germania/BIRMINGHAM, Gran Bretagna: la perdita dei denti rimane il maggior problema di salute pubblica nel mondo. Nell’insieme circa il 30% della fascia tra i 65 e in 74 anni perdono i loro denti naturali. I fattori di rischio che contribuiscono a far ammalare la bocca sfociando nell’edentulia sono: una dieta non sana, l’abuso di alcol e di tabacco, mentre una nuova ricerca conferma che i fumatori regolari corrono più rischio degli altri di perdere i denti.

 

Scopo della ricerca era valutare in tre gruppi di età l’associazione tra il fumo di sigaretta, la sua cessazione e la perdita dei denti e si è scoperto che il legame tra fumo e perdita era più forte tra i più giovani piuttosto che negli anziani. I risultati hanno chiaramente dimostrato che la relazione dipendeva dalle dosi: i forti fumatori avevano un rischio più alto di perdere i denti rispetto a quelli che fumavano meno sigarette. La ricerca ha rivelato inoltre che gli uomini avevano una prospettiva 3.6 volte maggiore di rimanere senza rispetto ai non fumatori, mentre le donne fumatrici 2.5 volte di più. Tali scoperte, non legate ad altri fattori di rischio come il diabete, sono basate sui dati raccolti tra 23376 partecipanti.

«Molti denti persi sono risultato di carie o di parodontiti. Il fumo è un grosso fattore di rischio per la parodontite, pertanto così si spiega il maggior tasso di perdita nei fumatori» afferma Thomas Dietrich, docente alla School of Dentistry dell’Università di Birmingham e principale autore della ricerca. «Il fumo può celare una perdita di sangue gengivale, sintomo chiave della parodontite, e questo spiega perché le gengive di un fumatore possono apparire più sane di quello che in realtà sono. Però è una iattura che il fumo riesca a nascondere gli effetti della malattia gengivale. In tal modo spesso le persone non si accorgono del problema fin quando non hanno raggiunto un certo limite. La buona notizia è che smettere di fumare può ridurre il rischio abbastanza velocemente. Un ex fumatore potrebbe avere lo stesso rischio di perdere i denti come chi non ha mai fumato, sebbene la perdita possa protrarsi per oltre dieci anni» dice Dietrich.

«La malattia gengivale e la conseguente perdita dei denti può essere il primo effetto rilevante sulla salute di un fumatore. Potrebbe quindi rappresentare una buon motivo per smettere prima che inizino le conseguenze che mettono in pericolo la vita di una persona, tipo cancro e infarto del miocardio, legato alla malattia gengivale e alla perdita dei denti» dice Kolade Oluwagbemigun (German Institute of Human Nutrition di Postdam), autore della ricerca.

«Oltre ai molti benefici per la salute cardiovascolare, oltre il minor rischio di malattia polmonare e di cancro, la salute della bocca è un’altra buona ragione per non iniziare a fumare oppure smettere adesso» aggiunge Heiner Boeing (stesso istituto), autore della ricerca.

I batteri della bocca della madre mettono a rischio la salute dei bambini

 

Oulu, Finlandia: Un bacio affettuoso sulle labbra, la condivisione di un cucchiaio di gelato, fanno si che i genitori espongano potenzialmente ogni giorno i loro figli ai batteri orali. Lo fanno, come riscontrato da uno studio finlandese andando sorprendentemente contro le loro stesse conoscenze in materia.

 

La trasmissione di batteri orali, insieme alla dieta e all’igiene orale, si dimostra un fattore importante nell’eziologia della carie dentale nei bambini. Partendo dal presupposto che i comportamenti salutari svolgono un ruolo importante nella prevenzione della maggior parte delle comuni malattie orali, i ricercatori dell’Università di Oulu hanno voluto indagare la varietà di tali abitudini in un gruppo di madri finlandesi.

Sono state prese in esame sia le conoscenze sulla salute sia il comportamento di 313 madri con bambini di età inferiore ai 3 anni e attraverso i questionari, sono state raccolte le informazioni sulle abitudini connesse alla salute orale, come la condivisione del “cucchiaio” con il bambino, la pulizia del ciuccio con la bocca e i baci sulle labbra. Sono state tratte informazioni anche sul lavaggio dei denti, le abitudini al fumo, l’età e il livello di istruzione delle madri.

Tra le usanze più comuni riguardanti la trasmissione di batteri dalla bocca della madre al bambino, si segnala (38 per cento) l’uso dei baci sulle labbra, mentre un altro 14 per cento dice di condividere il cucchiaio di cibo. Tuttavia nessuna, in pratica, madre ha sostenuto di pulire il ciuccio del bambino con la proprio bocca, mentre una minoranza dell’11 per cento ritiene che i batteri orali non si trasmettano da madre a figlio.

I risultati dimostrano che il comportamento riguardante la salute orale è generalmente e principalmente legato al livello di età e di istruzione materne. L’età avanzata e l’istruzione sembravano essere associati a comportamenti considerati ottimali, come l’usare lo spazzolino due volte al giorno e non fumare.

La sorpresa è stato invece che i comportamenti legati alla potenziale trasmissione di batteri, come la condivisione di un cucchiaio con il bambino o baciare il bambino sulle labbra, avevano solo un relativo o nessun collegamento coi livelli di età e istruzione. Il che, secondo gli scienziati, suggerisce che il contatto fisico e il piacere condiviso nell’interazione madre-bambino sembrano più importanti, almeno alle madri intervistate, delle buone conoscenze sulla salute orale.

Come dimostrano vari studi, i bambini acquisiscono batteri più fortemente associati con la carie dentale, come lo Streptococcus mutans, soprattutto da loro. Di conseguenza, riducendo la trasmissione di batteri orali materni durante la comparsa dei denti primari, nei bambini di età compresa tra i 6 e i 12 mesi, si potrebbe prevenire o ritardare la colonizzazione batterica nei bimbi per un periodo piuttosto prolungato diminuendo il rischio di carie. A questo scopo i ricercatori finlandesi suggeriscono di porre maggiormente l’accento sul come evitare, in futuro, la trasmissione dei batteri cariogeni ai bambini durante l’alimentazione.

Prima di partire per le vacanze passa dal tuo dentista per un controllo

Valige pronte, prenotazioni fatte, documenti a posto, tagliando dell’auto effettuato? Ottimo, ma dal dentista siete già andati? Tra i disagi più sgradevoli che possono capitare durante la vacanza il mal di denti è sicuramente tra quelli più fastidiosi. Facilmente evitabile con una visita preventiva dal proprio dentista. Durante il periodo estivo la nostra “dentatura” viene maggiormente sollecitata a causa di qualche eccesso alimentare tipico di questo periodo. Alimenti particolarmente freddi come gelati, granite o dissetanti ghiacciati possono portare dolori improvvisi in pazienti con problemi odontoiatrici latenti e non curati. “Effettuare una visita di controllo dal proprio dentista di fiducia per scovare eventuali patologie latenti o non curate che possono improvvisamente determinare dolori acuti permette di partire per le vacanze con più serenità”, consigliano i dentisti ANDI. In particolare i portatori di protesi, fisse o mobili, possono essere soggetti al rischio di rotture o scementazioni se queste non sono state controllate da tempo. Attraverso la visita il vostro dentista potrà intercettare eventuali elementi dentari compromessi oppure prescrivervi prodotti specifici per contenere il fastidio e insegnarvi le tecniche da adottare per una efficace igiene orale domiciliare. Certamente consigliata, se non la si è fatta nei mesi precedenti, una seduta d’igiene professionale. Per i bambini portatori di apparecchi ortodontici è buona norma effettuare prima di partire un ultimo controllo per valutare lo stato di attivazione dei dispositivi utilizzati. Se invece avete in corso cure particolarmente complesse che non possono essere terminate prima della vostra partenza confrontatevi con il vostro Dentista per capire in caso di problemi come comportarvi ed eventualmente farvi prescrivere farmaci che potrebbero esservi utili in caso di difficoltà.

COSA MANGIARE PER MANTENERE SANO IL PROPRIO SORRISO:ATTENZIONE A ZUCCHERI E GRASSI

Tutti concordano sul principio che una dieta bilanciata e nutriente è essenziale per una vita sana. Ma forse meno noto è che i modelli alimentari e le scelte alimentari svolgono un ruolo importante anche nella prevenzione della carie e delle malattie gengivali. La bocca è il primo punto di contatto del nostro corpo con le sostanze nutritive che assumiamo. Ciò che introduciamo nella nostra bocca, non solo influenza la nostra salute generale, ma anche quella dei nostri denti e delle nostre gengive. Infatti, se l’alimentazione è povera e inadeguata, i primi segnali negativi spesso si manifestano sullo stato della nostra salute orale. Il consumo frequente di cibi e bevande contenenti zucchero è la più importante causa di carie. Il 23% dei bambini di 8 anni di età e il 40% dei ragazzi di 15 anni consumano snack dolci o bevande tre o più volte al giorno; la metà (48%) di tutti gli adulti fa assiduamente uno spuntino tra i pasti principali. Più di 8 su 10 adulti (86%) consumano almeno tre porzioni al giorno di cibi ricchi di grassi e zuccheri. Le raccomandazioni nutrizionali in relazione alla salute orale dovrebbero essere basate sulla riduzione degli spuntini tra un pasto e l’altro e soprattutto quelli a base di bevande e dolci. Il consumo ripetuto durante la giornata di alimenti contenenti zucchero dovrebbe essere evitato, soprattutto da parte dei bambini. Mentre se è vero che gli adolescenti hanno bisogno di un elevato apporto di energia per la crescita e questo aumenta la frequenza dei pasti, quest’ultimi non dovrebbero essere comunque associati a un consumo abituale di cibi/bevande ad alto contenuto di zucchero